Recensione di Antonella Cerbone (7 novembre 2011) del concerto del 5 novembre 2011 a Caivano (NA) per Rock Garage
Questo non è un sabato sera come tanti. Nella provincia napoletana è previsto il secondo appuntamento di RassegnA::MO 2011: ospiti dell’evento i Pineda, in tour per presentare il loro disco d’esordio per la DeAmbula Records. Arrivo con largo anticipo all’Auditorium CaivanoArte per salutare amici e cercare di assistere a qualche briciola di soundcheck ma sfortunatamente i Pineda hanno già terminato le prove. I ragazzi sono in camerino a gustarsi la cena e un pò di relax. Chiedo al direttore artistico della rassegna se è possibile rubare una brevissima intervista prima che la band si prepari per l’esibizione e subito viene a darmi esito positivo da parte del trio, disponibile a far due chiacchiere in maniera tranquilla e informale con la sottoscritta. Il concerto inizierà con un pò di ritardo rispetto all’orario preventivato per dar modo ai ritardatari, provenienti da varie zone della Campania, di potersi gustare dai primi tocchi quest’attesissima esibizione. Non è prevista una band d’apertura quindi saliranno sul palco direttamente loro. Il pubblico intanto freme in sala. Mi accomodo sulla mia poltroncina nera e prendo il blocchetto su cui a fine intervista avevo chiesto di poter segnare la scaletta dei brani per poter seguire attentamente la performance.
Il trio si presenta così disposto: Marco Marzo Maracas (chitarre) al centro, alla sua destra Floriano Bocchino (piano Rhodes) rivolto verso Umberto Giardini (batteria) alla sinistra del virtuoso chitarrista. Umberto preferisce non perdersi in chiacchiere e dopo aver salutato e ringraziato i presenti in sala dà il segnale per dare inizio finalmente allo show. Quello che subito colpisce dei Pineda è che, vuoi per la disposizione a semicerchio, vuoi per l’atmosfera magnetica che riescono a creare con il loro sound variopinto, sembra che si crei un vortice, una corrente che parte in questo caso dal piano di Give Me Some Well-Dressed Reason per passare magicamente nelle corde della diavoletto di Marco e poi trasportarsi nei piatti e tamburi di Umberto. La scaletta scorre trasognante tra tinte rossastre ed ocra con l’apprezzatissima Domino per continuare con Desire Taken By Tail (il primo dei quattro brani inediti che verranno eseguiti durante il concerto) in cui il sontuoso intro di Marco viene seguito dalle suggestive note del piano Rhodes di Floriano che suona quasi sempre con gli occhi socchiusi. Con Human Behaviour, scandita da arpeggi aggressivi e una batteria “stranamente” molto ritmata l’atmosfera si fa più carica; The Brightness è un crescendo che si rivela di una spettacolare prepotenza a metà del brano mentre Touch Me (bella bella bella) stravolge gli animi con i suoi cambi di ritmo sinuosi. In If God Exist, He’s In The Deep Umberto esce di scena e siamo rapiti improvvisamente da un’atmosfera onirica in cui prosegue questo viaggio dei sensi tra gli intrecci di chitarra e piano conditi da un’effettistica degna di nota. Con Lost In Your Arms While Outside In All The World, It’s Raining più che braccia è come se ci si sentisse stretti in una serie di tentacoli che inghiottiscono gradualmente, allentando ogni tanto la presa e dando la parvenza di lasciare un pò di respiro a tratti. Chiudono la scaletta Queens Against Queens, Welcome Greta e Twelve Universes. Dopo un’ora abbondante di concerto c’è il primo congedo accompagnato da uno scroscio di applausi che invita il trio a riapparire dopo pochi minuti sul palco e farsi prendere la mano in una inattesa “improvvisazione” che chiude definitivamente il live. I Pineda si congedano, le luci in sala si riaccendono e dopo poco loro appaiono nel foyer dell’Auditorium per scambiare qualche chiacchiera con il pubblico che li attendeva al banchetto del merchandising. Direi che come debutto il trio, bolognese di adozione, ha lasciato una buona impressione sia dal punto di vista umano (raro caso per una formazione composta da artisti non proprio “emergenti”) che musicale. Mi astengo dal ricorrere ad ulteriori frasi che potranno apparire alquanto scontate ma mi preme sottolineare l’amore per la musica che è alla base di questo progetto e che trasuda da ogni singola nota.
Mi dispiace per quanti, un pò per pigrizia (vista la location in realtà lontana pochi chilometri dalla città), un pò per diffidenza o altro si siano persi l’occasione di assistere a questo “esperimento-d’esperienze-musicali” e spero che ci sia modo di rivedere presto on stage Umberto e soci carichi della stessa grinta che li ha animati in questa fresca serata autunnale.